EVO 03

Voglia di mettersi in gioco, dove in tante occasioni le parole si fanno fiumi, ho voluto rendere di metallo quello che sostengo.

Features:

- Realizzato in lega di alluminio 6061

- Lavorazione 100% CNC made in Piedmont

- Length: 50 mm

- Rise: 0 °

- Standard: 1-1/8 x 25.4

- Colori Anodizzati: Rosso, Blu, Nero, Polish

DH, FR and DJ tested: full 2009, 2010 and 2011 seasons


mercoledì 31 ottobre 2012

Domenica 4 Novembre dalle ore 14, una nuova lezione di TECNICA DI GUIDA MTB livello di base. L'evento si svolgerà, come in precedenza, presso la collina morenica di Rivalta di Torino. Per info: maestromtbmissi@gmail.com

giovedì 11 ottobre 2012

sabato 6 ottobre 2012

domenica 16 ottobre 2011


E’ sabato pomeriggio di una bella giornata di ottobre. Il cielo è terso dopo il grigio della mattinata e l’ aria inizia a raffreddare la punta del naso. Sono indeciso sul giro da fare oggi, ma sicuramente voglio cercare di chiudere un anello di cui ho potuto solo percorrere un tratto parziale. Infatti ero di notte con luci e batteria che mi stava dicendo di tornare a casa un po’ in fretta. Ma oggi vorrei proprio capire dove porta. Mi vesto con pantaloni ¾ e giacca invernale in windstopper, ma con solo la maglia a maniche corte. Del resto il caldo estivo si è protratto finora e non sono ancora chino a vestirmi di tutto punto per il freddo. All’ultimo però decido di portare anche lo zainetto leggero infilandoci una maglia a maniche lunghe, in modo da non farmi sorprendere dall’aria frizzante della sera. Finalmente si parte. La bici è a posto, ho solo la gomma posteriore un po’ troppo consumata, ma penso sempre che non ne ho una che mi aggrada, e decido di permettermi un paio di classiche inchiodate su qualche riga bianca dell’asfaltata. Dovrò cambiarla prima o poi, ma per ora il terreno è così secco che mi sembra di pedalare a Mammoth Mountain d’estate.
 Le prime pedalate  di ogni giro mi regalano sempre una stupenda sensazione di libertà ritrovata. Mi infilo per le viuzze costellate di villette intorno a casa mia, e in poche centinaia di metri, sono sulla prima carrozzabile polverosa.  Ed ecco il bosco, mi piace passare da questa parte del Monsagnasco, il sentiero è accarezzato da mille alberi, i cui esili tronchi formano una galleria gentile che mi permette di attraversare il bosco in armonia con esso. Per gran parte del giro riuscirò a passare per questi singletrack fantastici e a volte anche tecnici, che mi sto sforzando di esplorare per poter percorrere tutto l’inverno questi boschi sempre in anelli.  Arrivo a Villarbasse, ne attraverso una antica frazione e risalgo dalla strada asfaltata che ormai mi da del tu.  Conclusa la salita  della carrozzabile che porta a Rosta, mi infilo a destra per quella che era una vecchia carrozzabile, ma ormai è poco più di un sentiero. Scollinato, finalmente riesco a pedalare sul sentiero che ho finito di pulire poco tempo fa, ma che non ho ancora fatto con la luce del sole. Mi piace tantissimo, sei sullo spartiacque della collina, al riparo dalla vista di tutti, in un tratto di bosco dove è facile notare orme di animali che lo attraversano, e la guida deve essere impeccabile! Un saliscendi molto difficile e stretto, e di sicuro 72 di manubrio non aiuta molto… .  Proseguo divertendomi  come un pazzo, scivolo perdendo la pedalata proprio prima di una rampetta, e non mi sottraggo dal tornare indietro per ritentare. Via! La rampetta è passata, mi butto giù per il singletrack in discesa ripido che mi riporta sulla carrozzabile, che attraverso, per  ricominciare a godermi i boschi. Arrivato al tornante asfaltato tra Buttigliera e Reano, decido di cercare  di salire verso la conca di Moncuni da qualche strada che non ho ancora fatto, o meglio, che non mi ricordo di aver percorso. Quindi quando trovo il primo bivio scendendo in direzione Avigliana, mi infilo a sinistra, e subito si inizia a salire secco. Rapportino inserito, e via di 30 dietro. Salgo, salgo, e non accenna a mollare. La strada è bella, aderenza ce n’è nonostante la gomma rasata, e le tracce delle moto da enduro sono pulite e filanti. Ma non molla, e neanche io. So che non manca molto a scollinare, ma invece di salire mi trovo a scendere di colpo, e a più riprese mi sposto verso Avigliana. Dopo qualche minuto mi ritrovo a scollinare proprio vicino alla radura dietro a Reano che tocchiamo spesso nei giri serali! Bellissimo ed insospettato sentiero! Galvanizzato, decido di seguire uno dei due sentieri che salgono verso la punta di Moncuni, attaccandolo dal versante di Avigliana. La salita è bella, ma un po’ rovinata da una ruspa maldestra che ha tentato di chiudere il fosso scavato dall’acqua in un periodo intorno al cretaceo immagino. E’ da allora che non piove mi sembra… 
Quando cambio versante, mi colpiscono i raggio del sole, che filtra giallo e basso attraverso il bosco rado, rendendo lo scorcio impagabile. Proseguo lungo uno dei  singletrack che mi permetteranno di raggiungere la piana sotto la punta di Moncuni. Ho già regolato la forcella a 120 di escursione e la sella è a ¾ di altezza. Conosco il posto e so che c’è da divertirsi.  Pedalo e faccio scorrere dove posso, quando vedo sulla destra una traccia che scende. D’istinto mi lancio giù per il sentiero abbozzato, cercando di mantenere una velocità abbastanza elevata, mettendo alla prova il mio occhio da freerider. La bici mi scappa a destra, cerca di sottrarsi alla direzione che le impongo, ma è tutto così divertente, che mi esalta, nonostante la discesa duri un manciata di secondi. Bellissimo! Quattro curve e qualche sasso smosso. Incredibile a leggersi, ma la soddisfazione di essere scesi  a “ritmo” è grande!

Risalgo.  Rampa durissima, mi aiuto anche appoggiandomi ai tronchi degli alberi e arrivo a scollinare.  Questa salita la conosco bene, ma non è mai facile. Sono in cima dopo qualche tratto in discesa e qualche strappo. Mille volte ho goduto di questa vista, ma non manca mai di lasciarmi senza fiato. Moncuni non delude mai.  È  il giro di boa. Da qui si tende a scendere più che a salire. Bene!
Percorro uno dei sentieri più belli della zona, a mio avviso. Gira intorno alla croce, e nell’atmosfera dorata del fine giornata, riesco ad immaginare di pedalare a mille e mille chilometri da qui attraversando praterie che mi porteranno a scoprire chissà quale meraviglia.
Una meraviglia so che c’è. Mi aspetta appena finisco di pedalare. La discesa! È un bel sentiero  veloce, dove devi guidare e che presenta un bel po’ di insidie, specialmente se lo percorri cercando di frenare il meno possibile per avere un flow pieno. E la front non perdona molto.  Sono pronto. Forcella a 140, sella bassa, modalità DH. Via!!!  Il primo tratto non è molto pendente, si fa guidare tutto, ma l’erba alta ai lati non mi permette di vedere bene pietre e tronchi. Confido nel ricordo del sentiero e nei riflessi! La velocità aumenta, so che appena dopo la curva troverò un passaggio in contropendenza ed in frenata, devo stare leggero per riuscire nella traiettoria, ma all’ultimo mi sfugge l’anteriore, e non riesco ad infilarmi sulla destra dove il terreno è liscio. Finisco in pieno nei sassi dello scolo centrale. Alleggerisco e mollo tutto. Via perfetto. Sono quasi al bivio del bosco delle radici, è una curva a destra da prendere bene, subito dopo la curva c’è una gobba e se azzecchi  la traiettoria, si riesce a saltare! Dai! Mi infilo bene e stacco le ruote da terra, sono ancora con il peso in uscita di curva, devo essere più veloce la prossima volta. Un avvallamento e si salta di nuovo! Comprimo però troppo nella buca e sento che la gomma dietro si schiaccia fino a far battere il cerchio su qualcosa. Ma la pressione non scende ancora e posso mollare di nuovo. Curva a destra sulle radici, è tempestato di scoli dell’acqua. Devo infilare quello giusto e mi sposto a destra, la traiettoria è più libera.  Mollo un po’ troppo e mi sposto eccessivamente all’esterno per riuscire ad infilare lo spazio fra due ceppi, così li salto di brutto, schiaccio il posteriore in atterraggio, ma qualcosa non va, la ruota posteriore non risponde come dovrebbe. Rimango a sinistra del sentiero, lo spazio tra tronco e scolo dell’acqua è poco, ma ci passo…. Quasi! Il famoso manubrio da 72 è più largo dello spazio a disposizione. Risultato: mignolo contro il tronco! Ma è tutto ok  e ci sono ancora un  centinaio di metri di buche e salti! Dai dai! Bellissimo. Devo però fermarmi. La gomma posteriore è bucata. Ho pizzicato. Va bè, ne è valsa la pena. La prossima volta cerca di stare più leggero, bisonte!

Cambio la camera ed inverto il copertone, non ha più tasselli centrali, ma magari al contrario… Riparto ancora gasato dal pezzo iniziale. So che fra un paio di curve c’è un bellissimo salto da una roccia. Lo vedo, è bello pulito e tracciato! Salto! 4 metri in aria e sono velocissimo in mezzo alla pietraia smossa, quindi mollo i freni per dare dei colpi di frenata decisa solo dove il terreno è meno cedevole. Rallento poco, troppo poco per riuscire ad infilare il singletrack a destra che si sta avvicinando velocemente, quindi giù il piede interno ed ci entro schizzando terra, sassi e polvere dappertutto! Si! Sono dentro! È il momento di mollare ed essere puliti, guido leggero e convinto, non ho margine di errore, il bello è questo. Esco dall’ultima curva nei prati della piana reanese ridendo come un ragazzino! Quant’è bello andare in bici!
Pedalo. Attraverso Reano e risalgo la collina che è l’obiettivo del giro di oggi. Scendo con tranquillità e decisione lungo questa strada sassosa, svolto in quella direzione sconosciuta che un paio di settimane fa mi ha solleticato la curiosità. Scendo, è corta, ma carina. Ritrovo un bel sentiero che da Reano mi riporta a Villarbasse e di lì a casa, non disdegnando comunque di salire al Monsagnasco per l’ultima discesa della giornata, con i caprioli.
Grandioso.  Sono felice.

lunedì 11 ottobre 2010

Night Riding a Torino

E' giunta la Notte! Ormai le serate passate a pedalare in pantaloncini e maglietta, fermandosi a Moncuni per vedere il tramonto sono un ricordo...
Ma non per questo ci si ferma! Anzi, all'imbrunire il buio avvolge i boschi, trasformandoli in un'esperienza nuova ed elettrizzante.
Noi siamo sempre attivi, e un bella pedalata per i singletrack della collina morenica non manca mai, anche due volte alla settimana!
Venite a girare con noi!

Equipaggiamento minimo:
  • Luce a manubrio EFFICACE
  • Voglia di stare in compagnia
missi.cycle.components@gmail.com

giovedì 8 luglio 2010

Sorpresa a Serre Chevalier!

Villeneuve, Chantemerle, Monetier, nomi che nella mente degli sciatori risvegliano immagini di distese abbaglianti di neve immaccolta, pronte per essere dipinte dagli sci.


Per noi freerider di vecchia data, sono mete legate agli albori delle discese con risalita meccanizzata, quando posti come Sauze d’Oulx e Bardonecchia non sapevano neanche cosa fosse la discesa ed il freeride. Sentieri pedonali superrstretti e tornanti al limite dell’acrobazia trialistica erano il pane di giornate con dislivelli negativi accumulati di anche 5000 metri, e con bici rigide equipaggiate di forca da 100!

Per anni il concetto profondo di freeride l’abbiamo associato a posti come questo dove, se sei stanco di seguire il sentiero, te lo crei tu, cercando i passaggi più estremi in mezzo ai pini e giù da scoli dell’acqua con pendenze vertiginose.

Sabato scorso, ci siamo trovati alle 7, caricato tutto sul furgone e siamo partiti belli carichi per Serre Chevalier. Tappa obbligatoria almeno una volta all’anno. Visto che purtroppo non si riesce a collegare tutto il comprensorio se non pedalando per un pò di chilometri, questa volta il programma prevedeva una puntata verso Monetier, per fare il sentiero tecnico che scende da Bachas, quindi caricare il furgone ed in una decina di minuti essere in prima linea sui sentieri di Villeneuve e Chantemerle.

E qui abbiamo avuto la prima sorpresa!

Fabien ( il ragazzo dietro alla realtà del monginevro), adesso lavora per Serre, e ha tracciato delle nuove piste! Salendo con la seggiovia a 4 posti, già si intravedevano delle fettucce mai viste prima...



Arrivati in cima aspettiamo le bici con trepidazione, e subito ci si butta verso l’inizio della traccia nuova! Un bel percorso, assolutamente vergine (come poi ci conferma fabien in una discesa guidata) quindi non molto scorrevole, ma già così ci stamo divertendo parecchio, con i continui cambi di direzione ben studiati a creare un ritmo di discesa che nei tracciati italiani difficilmente si trova così continuo.

Dopo tre discese siamo ansiosi di vedere cosa ci propone Fabien sui versanti più ampi che ci aspettano solo poco più verso sud. Quindi di corsa si buttano le bici sulla rastrelliera del furgonazzo e si sgomma verso questi lidi.

Arrivati a Chantemerle, si sale con un altra dozzina di biker riempiendo la telecabina tipo deportati in un ottocentesco veliero inglese diretto in Australia.


Arrivati in cima scendiamo per la traccia delle “sponde” : 130(!!!) curve spondate in una sola run! Credeteci, le abbiamo contate!

Ovviamente l’abbiamo rifatta fino alla nausea...




Il dislivello è abbastanza accentuato: si passa dai 2500 per arrivare intorno ai 1400metri della base. Quindi la giornata passa veloce, e dopo l’ultima risalita scopriamo una traccia fettucciata che si butta dalla punta per finire a Villeneuve, passando in parte dal tracciato di coppa di francia di un paio di anni fà.

Da non credersi: un pistone di 1000 metri di dislivello tutto tracciato che sembra un viaggio! Davvero lunghissimo!E non solo, ma sempre con un ritmo continuo e costante di curve e controcurve, parti scorrevoli ea altre tecniche, fino ad una zona di North Shore!



Che emozione infilarsi dal gate che ti avverte di passagi “expert” e non saper bene cosa aspettarsi. Non vi anticipo nulla, ma sappiate che anche qui c’è da divertirsi!

Alla fine , stremati dal caldo e dalla fatica, ci togliamo le protezioni e ci infiliamo le infadito. Cosa piacevole come togliersi gli scarponi a fine giornata d’inverno!

La sensazione è che questo posto, già bello prima, si diventato qualcosa di più! E pensare che i commenti degli addetti ai lavori sono stati: è solo abbozzato, c’è ancora tantissimo da fare!

Fantastico, bravo Fabien!

venerdì 2 luglio 2010

VFC 03

Il completamento naturale di un attacco manubrio è la calotta di chiusura della serie sterzo.


Il mio pensiero è quello di armonizzare questo piccolo dettaglio con la forma sinuosa dell’evo03, che con la sua sezione ridotta della chiusura sul tubo di sterzo, ben si accompagna ad un oggetto poco spigoloso.

Per ottenere il profilo adatto, ho immaginato di integrare il classico piattello con l’anello distanziale subito sotto di esso.

Questa operazione mi ha permesso di raggiare in modo più evidente lo spigolo vivo creato tipicamente da un assemblaggio standard, creando armonia tra la chiusura e l’attacco.

Il nome, per inciso, è nato da una collaborazione con Jack Bisi durante una sessione di “lavoro” estenuate al BaraleBike Park di Falicetto…



Materiale: Lega 2025

Lavorazione: Tornitura automatica

Finitura: Anodizzazione.

Standard: 28.6mm (1 -1/8”)